NOVITA' SUL RISARCIMENTO DANNI EX ART 2043
- lexplorepro
- 23 apr
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 28 apr

1. L’articolo 2043 del Codice Civile: fondamento e portata applicativa
L’articolo 2043 del Codice Civile rappresenta la norma cardine della responsabilità civile extracontrattuale nel nostro ordinamento. È attraverso questa disposizione che si afferma il principio secondo cui:
“Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno.”
Tre sono i presupposti giuridici essenziali per l’applicazione della norma:
Un fatto illecito, caratterizzato da dolo o colpa, intesi come violazione di una norma giuridica che impone un determinato comportamento;
Un danno ingiusto, ossia un pregiudizio non giustificato da una causa legittima e che lede un interesse giuridicamente protetto;
Un nesso di causalità, che deve essere dimostrato secondo il criterio della causalità materiale (teoria condizionalistica, temperata dalla regola della regolarità causale).
Nel corso del tempo, la dottrina ha identificato questa norma come espressione del principio del neminem laedere, di derivazione romanistica, e il suo ambito è stato via via ampliato grazie all’elaborazione giurisprudenziale, che ha arricchito il concetto di "danno ingiusto".
2. Le evoluzioni del 2025: quattro direttrici chiave
Nel 2025, il panorama giurisprudenziale mostra una significativa accelerazione nell’evoluzione dell’art. 2043 c.c., lungo quattro direttrici fondamentali:
2.1. L’ampliamento del danno non patrimoniale
Negli anni successivi alle sentenze di San Martino (Cass. SS.UU. n. 26972/2008 e succ.), la nozione di danno non patrimoniale ha subìto un processo di espansione. Il 2025 segna un ulteriore passo avanti, con la crescente valorizzazione di nuove ipotesi di danno non patrimoniale:
Danni derivanti da ambienti lavorativi tossici, stress lavoro-correlato o violazioni della dignità professionale;
Lesioni alla reputazione online e ai dati personali, con riferimento diretto al GDPR (Regolamento UE 679/2016), spesso in combinato disposto con il diritto all’oblio;
Danni da discriminazione indiretta (es. algoritmi che escludono sistematicamente gruppi sociali o etnici da opportunità lavorative o finanziarie).
Una giurisprudenza recente (es. Cass. Civ., sez. III, sent. n. 487/2025) ha riconosciuto il danno non patrimoniale a un docente universitario escluso da una selezione interna a causa di un algoritmo discriminatorio, con richiamo espresso alla normativa antidiscriminatoria e alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE.
2.2. La perdita di chance: dalla probabilità all’occasione “qualificata”
Sempre più frequentemente, il danno da perdita di chance viene riconosciuto come forma autonoma di pregiudizio risarcibile. Si tratta, come noto, della perdita di una possibilità concreta di conseguire un risultato utile, non necessariamente certo, ma apprezzabile in termini probabilistici.
Nel 2025, la Cassazione ha confermato che:
La chance deve essere seria, concreta, statisticamente fondata;
Non è necessario dimostrare il danno finale (es. il posto di lavoro), ma basta la compromissione della possibilità realistica di conseguirlo.
Riferimento: Cass. Civ., sez. lavoro, sent. n. 1512/2025 – perdita di chance in ambito concorsuale, con danno liquidato in via equitativa.
2.3. La responsabilità indiretta ex art. 2049 c.c.: interpretazione estensiva
Un aspetto particolarmente rilevante nel 2025 riguarda l’applicazione più severa dell’art. 2049 c.c., che prevede la responsabilità dei committenti e datori di lavoro per il fatto illecito dei subordinati.
I giudici stanno ampliando l’area della responsabilità del superiore gerarchico anche in caso di:
comportamenti estranei alle mansioni strettamente intese, se comunque riconducibili al contesto aziendale;
danni causati da dipendenti in smart working, qualora l’azienda non abbia adottato misure di controllo e formazione adeguate.
In questo contesto, la compliance aziendale diventa uno strumento decisivo per escludere (o limitare) la responsabilità.
2.4. Nuove tecniche probatorie: prove digitali e intelligenza artificiale
Un altro fronte di forte innovazione è quello probatorio. Nel 2025, molte sentenze valorizzano:
Tracce digitali (log, cronologie, file di sistema, metadati);
Perizie informatiche forensi;
Ricostruzioni algoritmiche basate su AI per eventi passati (es. simulazioni di incidenti stradali).
Questo sta modificando profondamente l’onere della prova: chi subisce un danno deve imparare a raccogliere e preservare tempestivamente prove digitali valide, pena l’inammissibilità delle richieste.
3. Implicazioni pratiche: nuove strategie per attori e convenuti
A) Per il danneggiato
È fondamentale agire rapidamente nella raccolta delle prove tecniche e documentali;
Valutare il danno non patrimoniale in ottica “esistenziale”, anche quando il pregiudizio non è evidente sul piano economico;
Utilizzare perizie di parte specialistiche (es. informatiche, psichiatriche, professionali).
B) Per il soggetto chiamato a rispondere
Diventa cruciale anticipare il rischio attraverso policy interne, audit di sicurezza, controllo dei collaboratori;
Dimostrare l’assenza di colpa e la mancanza del nesso causale;
Utilizzare contro-prove digitali e valorizzare l’eventuale concorso del danneggiato.
4. Conclusioni: un sistema in espansione, ma più esigente
L’art. 2043 c.c. si dimostra una norma “elastica”, capace di adattarsi ai mutamenti sociali, tecnologici ed economici. Tuttavia, il suo campo di applicazione sempre più ampio comporta anche maggiore attenzione tecnica e strategica da parte degli operatori del diritto.
L’evoluzione del 2025 ci restituisce l’immagine di un sistema in cui:
la centralità della persona è riaffermata;
le imprese sono chiamate a una responsabilità sociale e digitale più attenta;
la prova del danno diventa più complessa, ma anche più accessibile per chi sa usarla.



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